Emmanuele Panzarini, padovano, classe 1984, è un visual artist che fa parte del network ArtisTie grazie alle sue opere e installazioni dedicate al filone della Cable Tie Art. La sua ricerca artistica abbraccia più settori, dalla fotografia alla scultura, dall’arte digitale agli interventi site-specific. Proprio l’installazione è diventato il suo principale campo di lavoro: Emmanuele è riuscito a coniugare la sua abilità e creatività nella Cable Tie Art, realizzando un’opera presso lo Spazio Nodo Design di Padova dal titolo “White Cloud” con fascette di cablaggio bianche SapiSelco, di cui ci racconta la creazione.
“Partiamo proprio da qui, da “White Cloud”: parlaci della realizzazione della tua installazione. Come è nato il progetto, da cosa hai tratto ispirazione e soprattutto la sua realizzazione: quanto c’è voluto per realizzarla, cosa rappresenta all’interno del tuo percorso artistico e come è stato approcciarsi alla Cable Tie Art? ”
E.P.: “White Cloud” è la prima installazione che ho realizzato utilizzando come materiale le fascette di cablaggio, ma prima di spiegare il significato dell’opera occorre fare un piccolo passo indietro per raccontare quale sia stato il mio percorso artistico. Un percorso che nasce a Padova, mia città natale, con una laurea triennale e specialistica al DAMS. Negli anni dell’università ho trascorso un anno in Spagna dove ho scoperto la fotografia, che in poco tempo è diventata la mia grande passione ed espressione artistica. Con il passare degli anni, nella mia ricerca artistica, l’installazione è divento il medium sempre più predominante per presentare i miei scatti fotografici. Oltre alla composizione formale dell’immagine, era per me fondamentale trovare la giusta modalità di presentazione che passava attraverso la scelta del supporto (carta fotografica, plexiglass, vetro, alluminio ecc…) e la sua ubicazione nello spazio a disposizione (a parete, pavimento, soffitto ecc…).
Successivamente sono passato alla realizzazione di vere e proprie installazioni nello spazio pubblico, utilizzando di volta in volta materiali diversi, in base alle caratteristiche della location prescelta ma soprattutto al diverso significato dell’opera. Ogni installazione è unica perché viene studiata appositamente per un determinato luogo in cui viene realizzata. A volte mi è capitato di utilizzare lo stesso materiale per più opere ma la rappresentazione finale non è mai la stessa, così come il significato dell’intervento.
“Ed è qui che si inserisce White Cloud, la tua installazione per lo Spazio Nodo Design, grazie alla partnership con ArtisTie by SapiSelco. Perché White Cloud e perché realizzarla proprio con le fascette di cablaggio?”
E.P.: White Cloud nasce da un’idea che ho sempre avuto: sfruttare un materiale come le fascette di cablaggio per dar vita a un’opera. Io e il mio team abbiamo individuato nello Spazio Nodo Design la location ideale, un ottimo spazio di co-working in cui sfruttare le caratteristiche architettoniche dell’edificio stesso per realizzare l’installazione. L’edificio presenta all’esterno una sorta di doppia pelle composta da lastre di metallo forate: ho quindi pensato di sfruttare questi fori omogenei e presenti lungo tutta l’ampiezza della facciata per riempirli con le fascette, unico materiale in grado di resistere agli agenti atmosferici esterni e di dare alla mia “nuvola bianca” la consistenza che desideravo. Così sono entrato in contatto con la realtà di SapiSelco, un’azienda che ama e investe nell’arte, lo dimostra infatti il progetto ArtisTie: una rete internazionale capace di mettere in contatto tra loro molti artisti, un network che si amplia di anno in anno.
“White Cloud”, in italiano “Nuova Bianca”, è il nome dell’opera che spiega in modo immediato il significato dell’intervento. In natura la nuvola è impalpabile ma grazie al materiale utilizzato è stato possibile darle forma, renderla viva e tangibile. Una nuvola bianca che scende dal cielo, si poggia sul prato dove si sviluppa l’edificio con la sua struttura squadrata e spigolosa: un gioco di contrasti. Anche la scelta del colore è stata decisa per valorizzare l’architettura dell’edificio, in un dialogo costante tra forme morbide e acute.
“Come abbiamo detto, questa è stata la tua prima vera esperienza nel realizzare un’opera con le fascette di cablaggio. Quali sono state le difficoltà nella realizzazione vera e propria di White Cloud, i momenti più critici nel lavorare questo materiale e quali i punti di forza che hai trovato?”
E.P.: La prima difficoltà che ho rilevato insieme al mio team è stata quella di capire la dimensione delle fascette: studiando le varie tipologie a disposizione ho optato per delle fascette molto lunghe in modo che potessero scendere, sviluppando un effetto morbido e sinuoso. Questa scelta si è rivelata ottimale perché in questo modo le persone potevano toccare ed interagire con l’opera; inoltre, in presenza del vento, le fascette oscillavano dando un effetto magico e unico. 12.000 è il numero di fascette che ho utilizzato: l’opera è stata realizzata in una settimana di lavoro continuo e per questo è stato deciso di lasciare l’installazione visibile anche oltre la durata dell’evento (che si è tenuto a novembre 2016, l’opera è visibile ancora oggi, ndr).
Quando si è entrati nella concretezza del progetto, l’ostacolo principale è stato il tempo: con un così alto numero di fascette a disposizione e poco tempo per poter realizzare l’installazione, non sono mancati momenti di difficoltà, ma grazie alla determinazione mia e del mio team siamo riusciti a completare l’opera. Ciò che poi mi ha colpito maggiormente del materiale è stata la sua incredibile “morbidezza” ed elasticità, come si vede dai video che abbiamo realizzato durante l’installazione in cui riesco a “giocare” con le fascette. In molti, di primo acchito, non riuscivano a capire di che materiale si trattasse, proprio perché sembrava impossibile ricondurre una flessibilità tale a delle fascette di cablaggio.
“In futuro riutilizzerai le fascette di cablaggio per realizzare altre opere d’arte?”
E.P.: Assolutamente, questo primo incontro con le fascette di cablaggio è stato molto proficuo, grazie anche all’azienda SapiSelco che ha creduto nella mia idea. In futuro mi piacerebbe utilizzare nuovamente questo materiale, magari sfruttando una diversa colorazione per immaginare un progetto totalmente nuovo. Un’altra idea che sto cercando di sviluppare con le fascette è quella di realizzare dei prodotti di design e applicare questo materiale a delle sedie, poltrone, tavoli o librerie. Vorrei creare qualcosa che possa essere nello stesso tempo opera d’arte e oggetto funzionale.
“A tutti i giovani che vogliono intraprendere una carriera lavorativa artistica, in particolare che desiderano ricercare nuove forme espressive proprio all’interno del filone della Cable Tie Art, cosa ti senti di consigliare? ”
E.P.: Consiglio di sperimentare, provare, mettersi in gioco sempre. Per chi è alle prime armi il bello è proprio quello di farsi ispirare dal materiale stesso: si può immaginare cosa dar vita senza avere un progetto di base. Solo così è possibile vedere e capire le caratteristiche stesse delle fascette e cosa si può sviluppare: questa è la grande differenza tra un giovane artista rispetto a chi conosce già il materiale e magari ha un punto di vista più tecnico e concettuale fin dall’inizio. È necessario lasciarsi guidare dalle sensazioni e dagli stimoli che il materiale trasmette una volta preso in mano.
“ArtisTie è un circuito importante: è un ottimo network per coloro che come te si occupano di questo filone artistico?”
E.P.: Sicuramente, un progetto del genere permette di aprire le porte a tanti artisti a livello internazionale mettendoli in contatto tra loro. In questo spazio web, digitale, si può imparare e lasciarsi ispirare anche da ciò che fanno altri artisti, un continuo interscambio per capire le declinazioni del materiale. Magari in futuro potrebbe essere interessante dar vita ad una mostra collettiva con tutti gli artisti, non solo per ampliare il network, ma anche per vedere quali universi si possono esplorare con un filone artistico come quello della Cable Tie Art.